Movimento e salute. Un progetto di educazione alla salute attraverso il movimento

Pietro Luigi Invernizzi, Antonio La Torre, Lorenzo Sironi, Andrea Bosio



La prevenzione delle patologie degenerative del sistema cardiocircolatorio rappresenta uno degli obiettivi prioritari della medicina. Tali patologie, quali ad esempio ictus ed infarto, sono ai primi posti nelle statistiche epidemiologiche relative alle cause di mortalità nelle nazioni industrializzate (Lozano 2012).
Per contrastare queste patologie degenerative è ormai universalmente riconosciuta e comprovata l’efficacia dell’attività fisica per il benessere e la salute. Per contro, è altresì riconosciuto come la carenza di movimento comporti conseguenze negative sia sull’insorgenza che sulla diffusione delle patologie sopra citate. Secondo diversi studi (Jama 1998; Darren 2001) infatti, la verifica dello stato individuale di efficienza fisica può essere un indice utile a identificare possibili fattori di rischio. Il livello di forma fisica è quindi direttamente correlato allo stato di salute.

La comunità scientifica evidenzia come l’esercizio più raccomandato per il raggiungimento di un buono stato di forma fisica sia quello di tipo aerobico. L’allenamento di resistenza agisce in modo diretto sulla capacità funzionale cardiaca (ACSM 2009), svolgendo inoltre un’azione cardioprotettiva e operando in maniera indiretta sui fattori di rischio responsabili delle patologie cardiovascolari, quali ipertensione ed eccesso di peso. Quest’ultimo effetto dell’allenamento aerobico è di notevole importanza nelle odierne società industriali nelle quali gli stili di vita passivi e le tante ore passate a “giocare” in condizioni di sostanziale immobilità con sempre più attraenti videogiochi,
unitamente a una scarsa attenzione all’alimentazione, causano un eccessivo apporto calorico rispetto al fabbisogno, portando ad un continuo aumento del tasso di sovrappeso e obesità, già dall’età infantile (ACSM 2009).

Recenti studi hanno dimostrato come anche le attività di irrobustimento muscolare e di allenamento alla forza siano utili per conseguire e mantenere uno stato di salute (Wilhelm 2011). I soggetti con una ridotta tolleranza all’esercizio fisico dovrebbero dunque essere incoraggiati a iniziare un programma strutturato e/o a intraprendere uno stile di vita più attivo, al fine di rendere più efficienti il proprio apparato cardiorespiratorio e muscolo scheletrico.

A supporto di un efficiente funzionalità, anche il mantenimento di una buona mobilità articolare rappresenta un elemento importante nelle proposte dell’esercizio fisico per la salute. In soggetti anziani, ad esempio, la salvaguardia di questa capacità è fondamentale per l’autonomia e il mantenimento di alcuni skill necessari nella vita di relazione (es. camminare, salire le scale, afferrare un oggetto posto in alto, …) e sono correlati all’equilibrio e alla prevenzione delle cadute (Brown, Rose 2005).
Secondo Zanuso (2010) è possibile distinguere il movimento umano per la salute in esercizio fisico e attività fisica. Il primo rappresenta una forma organizzata di allenamento per il raggiungimento di un ottimale performance atletico-motoria, la seconda è riferibile a qualsiasi attività (sportiva, ricreativa, lavorativa) che produca un incremento della richiesta energetica e di conseguenza del consumo calorico.

La valutazione dell’esercizio fisico e dell’attività fisica può essere realizzata attraverso strumenti da laboratorio in grado di misurare e determinare quantitativamente i diversi parametri prestativi sia di carattere fisiologico che biomeccanico (metabolimetri, gas analyzer, accelerometri, dinamometri, elettrogoniometri,…) o attraverso i cosiddetti “test da campo” di più pratica ed economica somministrazione. Ulteriori strumenti di facile somministrazione sono costituiti da questionari e diari che consentono di registrare la tipologia e l’entità dell’esercizio e dell’attività fisica svolta.
Ma come promuovere con successo la pratica di stili di vita attivi nelle varie fasce d’età e di diverso livello culturale nella popolazione? Il rischio che spesso si corre è quello di restare fermi all’enunciazione e sarebbe anche il caso di domandarsi come mai, nonostante la massiccia e concorde attenzione mediatica tese a sottolineare l’utilità delle attività per promuovere uno stato di salute, si faccia cosi fatica a tradurre queste indicazioni in aumento del
numero di praticanti “stili di vita attivi”.

L'approccio preso in considerazione prevede l’autonoma scelta della tipologia di esercizio o attività da svolgere secondo alcuni parametri di controllo dell’intensità (percezione dello sforzo e durata dell’esercizio), nel rispetto del proprio livello di forma fisica, tipo di attività lavorativa, tempo disponibile, motivazione. Per testare l’applicabilità e l’efficacia di questo approccio metodologico è stato realizzato uno studio pilota (il cui dettaglio verrà di seguito esposto), per una fascia di popolazione (soggetti) compresa tra 18-23 anni.

La metodologia di allenamento
Si propone una frequenza di esercizio settimanale per la salute di 4/5 giorni, dei quali almeno due dedicati ad attività aerobiche come camminare o correre. Nel corso della settimana le altre attività praticate possono comprendere esercizi fisici a carattere generale rivolti ad un fitness muscolare o articolare, attività specifiche a carattere sportivo (pallavolo, calcio, nuotare, sciare, ciclismo…), attività a carattere ricreativo (bocce, golf…) considerando anche le differenti mansioni che implicano un’attività fisica (stirare, lavori di giardinaggio,...).
I parametri del carico, per quanto riguarda l’intensità di allenamento, vengono determinati tenendo come riferimento un valore di percezione dello sforzo pari a 3/4 punti sulla scala di Borg per le attività moderate e 6/7 punti per le attività vigorose. Oltre all’intensità è importante considerare la durata complessiva in minuti di ogni singolo allenamento per determinare successivamente la session-RPE di ogni singola seduta (durata in minuti x valore medio della percezione dello sforzo durante la seduta di esercizio fisico) che viene annotata su un “Diario di allenamento” che consente un monitoraggio costante del risultato del proprio allenamento.

Protocollo
Nello studio pilota condotto su dieci soggetti (età 21,4±1,56 anni; altezza 175,2± 12,40 cm; peso 70,6±13,31 kg; BMI 22,55±2,21 kg · m-2) praticanti attività sportiva non agonistica, è stato applicato il progetto precedentemente descritto. Tutti i partecipanti testati erano in possesso di certificato medico di buono stato di salute valido e nessuno di loro aveva in anamnesi patologie dell’apparato cardiocircolatorio. Prima delle rilevazioni è stato svolto un lavoro di familiarizzazione ai protocolli di rilevamento e all’uso della scala di Borg.
Ogni partecipante ha svolto il suddetto programma di allenamento per quattro settimane consecutive, alla fine delle quali è stata realizzata la valutazione di controllo. La compilazione del “Diario di allenamento” personale da parte di ogni partecipante ha consentito di rilevare e monitorare costantemente il carico globale in ogni seduta di allenamento e le preferenze di attività svolta, evidenziando come le attività maggiormente praticate siano state la corsa,
gli esercizi di mobilità articolare e i giochi sportivi.

I risultati
I risultati ottenuti mostrano come a un incremento del tempo e della intensità di attività motoria settimanale dichiarata nel questionario corrisponda un aumento delle prestazioni sportive. Il confronto con il test validato ha portato
come risultato la reale validità della nostra proposta.
Un altro dato riscontrato in questo studio pilota è come, al termine delle 4 settimane di allenamento, a un livello di forma superiore corrisponda un punteggio complessivo maggiore nelle session RPE. Questo dato fa propendere, anche nell’ambito dell’esercizio fisico per la salute come in quello della performance, verso l’idea di una necessità di un accumulo di carico settimanale o mensile differenziato in relazione allo stato di forma del soggetto. Il concetto è che, se si possiede uno stato di forma maggiore, per mantenerlo o migliorarlo occorre accumulare più punti di session-RPE rispetto a chi ha un livello di fitness più modesto. Grazie ai dati raccolti e ai test utilizzati è stato quindi possibile confermare la reale efficacia del programma di allenamento proposto, che può essere non solo un utile strumento per la prescrizione di attività fisica, ma anche un mezzo valido per il controllo dello stato di benessere del soggetto.

Limiti dello studio
I limiti riscontrati in questo studio possono riassumersi nei seguenti punti. In primo luogo il campione testato risulta essere eccessivamente ristretto per rappresentare l’intera popolazione. Inoltre i soggetti testati appartengono ad un'unica classe di popolazione. Sarebbe interessante estendere la proposta anche ad altre fasce di età. Un’altra considerazione utile risiede nella mancanza della misura diretta di attività fisica attraverso strumenti come, ad esempio, gli accelerometri.

Per saperne di più: SDS Scuola Dello Sport 99. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2013.



Approfondisci: Cammina e corri per la tua salute, di Ugo Ranzetti. La camminata, due passi tra natura e sapere, di Vincenzo D'onofrio