Le asana e l'allineamento nella pratica yoga
Dentro le asanaLa definizione più immediata di asana è posizione, ossia una precisa forma assunta con il corpo, durante la pratica yoga. Una definizione più tradizionale è quella di seduta, ossia una posizione in cui sedersi per meditare. Alcune tradizioni dello yoga contano poche asana ufficiali, mentre altre adottano liberamente forme e sequenze da altre pratiche di movimento.
Un’utile descrizione di asana che Amy usa è “contenitore per un’esperienza”. Asana è una struttura da noi abitata per un certo tempo, una forma da cui si entra e si esce, un luogo in cui si può scegliere di fermarsi per una pausa e prestare attenzione in modo diverso, durante il continuo flusso della vita. Da questo punto di vista, un’asana non è un esercizio per rafforzare o allungare un particolare muscolo o gruppo muscolare, anche se potrebbe ottenere tale effetto, ma una pratica di tutto il corpo nel corso della quale riuscire a vedere come alcune situazioni interiori emergono, come si prolungano nel tempo e come si dissolvono o si trasformano. Si può osservare l’influenza dell’esperienza sinora vissuta nell’arrivare ad assumere una data posizione, mantenerla e terminarla, e come ciò possa influire su altri aspetti della vita nei quali si sperimenta un cambiamento. Fintanto che si abiterà questo contesto di spazio e tempo, il praticante yoga non sarà mai davvero fermo, non uscirà mai realmente dalla pratica, ma incontrerà e sperimenterà diversi aspetti di cambiamento costante.
Come ha osservato Laban, “Ogni movimento del corpo è parte di una catena infinita di accadimenti di cui distinguiamo soltanto quelli immediatamente precedenti e, a volte, quelli immediatamente successivi” (1966, 54).
La parola pratica a volte è associata a maestria, all’idea di esercitarsi costantemente in un’abilità finché non si è raggiunto un certo grado di bravura.
La pratica delle asana non è da intendersi in tal modo,
ma come un’indagine, un’esplorazione che cambia e si adatta via via al cambiamento individuale. Il contesto personale – età, sesso, etnia; cultura e lingua; modelli familiari e aspettative sociali; esperienze educative formali e informali – tutto ha un impatto sul modo in cui si attribuisce un significato al proprio vissuto e al modo in cui si sperimenta la pratica stessa.
Effetti delle asanaCi sono qualità spesso attribuite a tutte le asana: stimolante, calmante, radicante, purificante, riequilibrante; spesso sono consigliate per un’ampia gamma di disturbi, come diabete, ipertensione, stitichezza; sono anche classificate come sicure o pericolose rispetto ad alcune parti del corpo (ginocchia, articolazioni sacro-iliache, collo, colonna vertebrale).
Tutti i tipi di movimento, incluse le asana, influenzano sempre gli stati fisici e psicoemotivi, così come il contesto – dato da circostanze individuali, esperienze precedenti, presupposti e obiettivi - influenza l’esperienza individuale con le asana; perciò, l’effetto che ne deriva dipende dal modo in cui si vivono, sia a livello conscio che inconscio.
Allo stesso modo, è errato affermare con certezza che vi siano asana da svolgere in completa sicurezza ed altre che invece presentano dei possibili pericoli, sia durante la pratica a lezione o in un qualunque spazio. Eppure, per quanto ci si sforzi a creare un ambiente che trasmetta completa sicurezza, la maggior parte delle persone individuerà sempre una possibilità di pericolo in qualsiasi situazione.
Affermare che un’asana apporti determinati effetti specifici implica che esiste un tipo di esperienza comune a tutti, con le stesse sensazioni, e dunque chi prova sensazioni diverse sta eseguendo l’asana in modo errato. La proposta dell'approccio di Kaminoff è quella di avvicinarsi a ciascuna asana con un’intenzione di indagine e accogliere ogni tipo di esperienza che emerge dalla sua pratica.
Esistono asana pericolose?No e non ne esistono nemmeno di completamente sicure nella loro esecuzione, ma si può parlare di modi di esecuzione pericolosi o più sicuri. Questa caratteristica è propria di qualsiasi asana e dipende dal modo in cui viene insegnata, dalle variazioni che vi si applicano, dal livello di esperienza e abilità raggiunto dall’allievo e, non da ultimo, dalla capacità di movimento, che cambia da persona a persona.
L’allineamento per le asanaIn alcuni approcci della pratica yoga, oltre alla spiegazione degli effetti delle asana, vengono spesso illustrate le regole di allineamento per eseguirle in modo sicuro e corretto. Si ottengono, così, delle istruzioni standardizzate che Kaminoff non tratta per diversi motivi:
- L’allineamento implica la presenza di una relazione. Non si tratta di un concetto assoluto che può esistere senza riferimento a qualcos’altro. Descrive una relazionecon qualcosa, quindi la domanda è: “Allineamento rispetto a cosa?” Può trattarsi di un allineamento ideologico con un principio, con un’idea politica, con una scuola di pensiero o con la dottrina di un maestro; oppure può trattarsi di un allineamento sul piano fisico, rispetto a un oggetto o a una persona. Non è possibile essere semplicemente allineati; si deve, però, esserlo rispetto a qualcosa. Offrire un’indicazione quale: “Trova il corretto allineamento della tua gamba” è incompleto, poiché manca il termine di relazione rispetto a quale la gamba deve essere allineata.
- Esistono molti tipi di allineamento. Durante la pratica, è possibile raggiungere l’allineamento voluto attraverso approcci diversi, sia anatomici, sia fisiologici: essopuò essere ricercato a livello degli organi, del sistema nervoso, a livello di flusso sanguigno oppure privilegiando la sensazione di allungamento dei muscoli. L’allineamento può essere raggiunto anche seguendo un approccio energetico ed emotivo, privilegiando ciò che consente una sensazione di sicurezza e benessere,percependo il flusso di energia dei nadi (o chakra), o semplicemente assecondando il proprio sentire più profondo. La prospettiva adottata, dunque, dipende dallo stile di yoga praticato e dal focus del momento: non esiste pertanto una risposta giusta sulla ricerca del proprio allineamento, esiste solo una domanda giusta: “Questo approccio si adatta alle mie attuali esigenze?”
- Non esistono istruzioni valide universalmente. Come già detto, spesso vengono date indicazioni per eseguire un’asana in sicurezza e in modo corretto. Non esiste in realtà una indicazione che sia così completa da adattarsi a tutti i modi in cui ogni praticante può entrare e uscire da un’asana; soprattutto, non esistono istruzioni valide per tutti i praticanti: ciò che si adatta ad alcuni, può recare danno ad altri proprio perché gli individui – dunque i loro corpi – sono diversi. Forma e orientamento di ossa e articolazioni si determinano principalmente grazie all’eredità genetica e nel corso del primo sviluppo, rimanendo di fatto invariati da dopol’adolescenza.
Nonostante le rappresentazioni artistiche o fotografiche dell’anatomia umana, sempre più precise e dettagliate,
nella realtà non esiste una struttura “normale” o “perfetta”.
Ciascun individuo ha la propria struttura ossea: la differenza è la norma. Questo è il motivo per cui Kaminoff ama affermare che: “
Le asana non hanno allineamento, ma le persone sì”.
A volte un’indicazione per raggiungere l’allineamento viene interpretata come un modo per eseguire l’asana in maniera sicura: in realtà è un suggerimento per eseguirla in modo corretto, ossia secondo le regole di un determinato stile o approccio allo yoga. Ad esempio, l’istruzione “piega il ginocchio anteriore a 90 gradi sopra la caviglia”, nella pratica virabhadrasana non garantisce la completa sicurezza del ginocchio. L’articolazione del ginocchio può di fatto mantenere uno spazio articolare equilibrato e una equilibrata distribuzione del peso all’interno della sua gamma completa di movimenti (e può potenzialmente infortunarsi anche con un’escursione di 90 gradi sopra la caviglia). Tuttavia la messa in sicurezza del ginocchio dipende da ciò che avviene nel tratto che va dal piede alla colonna vertebrale e non solo dall’angolo creato dal ginocchio o dalla sua posizione nello spazio. Le istruzioni per eseguire correttamente un’asana, dunque, dipendono
dagli approcci specifici allo yoga, considerando prospettive e obiettivi di pratica diversi.
Per saperne di più: Yoga anatomy, TERZA edizione italiana