Dolore e movimento

Di Aurélien Broussal-Derval, Stéphane Ganneau


Il dolore non è soltanto fastidioso, esso compromette la motricità, limita la mobilità e determina un circolo vizioso di inefficienza motoria che genera nuovi squilibri posturali e nuovi dolori cronici. Questo circolo vizioso può essere rappresentato come uno specchio: il dolore genera disordine motorio e posturale, che a sua volta produce dolore, come di seguito rappresentato (vedere lo schema del disordine motorio, qui di seguito).

- Condizione di “non-dolore”: il cervello e il sistema nervoso centrale sono capaci di apprendere o di controllare un movimento funzionale, l’equilibrio e la core stability in compiti semplici e complessi (Hodges e Moseley ne parlano appassionatamente da una quindicina di anni).
- Condizione di “dolore”: il dolore  finisce per influenzare il Sistema Nervoso Centrale (SNC) nelle scelte relative alla regolazione del movimento e al controllo muscolare. In presenza di dolore i muscoli motori, più potenti ma meno coordinati dei muscoli più profondi e posturali, tendono a sostituirsi ad essi limitando la mobilità articolare e generando delle co-contrazioni e zone di tensione permanente nel muscolo.

In effetti, in presenza di dolore, quasi tutti gli specialisti (si vedano gli scritti di Hodges, Lee, Jull, Sahrmann, Richardson, Falla, O’Sullivan, O’Leary e anche Dankaerts) concordano nell’osservare che i grandi muscoli con grande potenziale di forza o velocità vengono sviati verso compiti funzionali e posturali molto meno intensi rispetto ai loro soliti compiti di salto, corsa o sviluppo della muscolatura.

Il risultato più negativo e purtroppo anche più duraturo è la diminuzione dell’attività dei muscoli profondi e posturali, che diventano meno reattivi, meno forti e meno resistenti. Le conseguenze a lungo termine sull’efficacia motoria e posturale sono catastrofiche.

I muscoli motori sono poco influenzati dal dolore nelle loro massime prestazioni, finché quest’ultimo è sopportabile. La loro attivazione può così nascondere il problema, così che gli squilibri e i limiti dei muscoli posturali e profondi riconducibili al dolore cronico possono essere rilevati solo durante i movimenti senza carico.

A lungo termine, un muscolo dolorante sarà progressivamente “scollegato” dal sistema nervoso, con strategie compensative che permetteranno di realizzare un massimo di situazioni motrici bypassando tale muscolo divenuto inefficace.
A mano a mano si atrofizzerà (è la cosiddetta “fusione” muscolare), rendendo il percorso di rieducazione sempre più lungo e difficile.

Il gergo tecnico e medico impiega i seguenti termini per caratterizzare questo circolo vizioso:
- strategie sostitutive;
- movimenti compensativi;
- squilibri muscolari;
- interruzione motoria;
- dominanza dei muscoli motori;
- co-contrazione incontrollata.

In ogni modo, le cause e le conseguenze coincidono.

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